since 1962



American and Classic Cars Blog



All about classic cars and not


Gennaio 2012




Catene da neve


Domanda

Gentile redazione di American Drive vi scrivo per la rubrica driver guide, e vorrei avere alcune informazioni sulla legge che obbliga le catene o i pneumatici da neve nel periodo invernale. Ho sentito voci molto diverse, qualcuno dice che si possono mettere gomme solo su due assi, altri che invece dicono che bisogna metterli su tutti e quattro. Ho cercato anche in internet ma ho trovato sempre informazioni diverse. Potete spiegare a noi lettori come stanno le cose?
Giacomo – Rovigo

Caro Giacomo, abbiamo avuto la fortuna di un inverno particolarmente asciutto (almeno fino a gennaio, mese in cui ti sto rispondendo). Ciò non significa che non dobbiamo essere pronti ad affrontare ogni evenienza, sopratutto in caso di un peggioramento repentino delle condizioni meteo, tanto probabili quanto potenzialmente pericolose per la nostra incolumità e quella delle macchine che possediamo. Hai ragione quando parli di confusione diffusa, sia sul web che attraverso altri organi di informazione. Il problema sta nel fatto che come avviene spesso in Italia, le normative sono piene di eccezioni, e la precisione lascia sempre spazio al “pressapochismo”. Se forse si parlasse da subito della competenza del proprietario della strada nella decisione di applicare o meno l'obbligatorietà a catene o pneumatici invernali, ecco che si chiarirebbe fin da subito che una informazione data in Trentino Alto Adige, può non avere la stessa validità in Emilia Romagna o in Calabria. Attualmente sono diciannove le Regioni che hanno emanato delle disposizioni in merito, e per fare un esempio concreto, la Sardegna non rientra fra queste. E' come il caso delle restrizioni anti inquinamento, che vengono demandate ai sindaci dei singoli comuni italiani, i quali possono decidere a loro discrezione; sarà cura dell'automobilista mettersi in viaggio dopo aver verificato le disposizioni locali (ma quanto è complicato viaggiare in auto?). Cerchiamo però di ricordare alcuni aspetti che possono essere comuni in tutte le Regioni d'Italia. Innanzi tutto a quali categorie vengono applicate queste normative. Non ci sarà mai una discriminante tra autovetture e autocarri; perciò state certi che laddove venga emanata una disposizione, colpirà sia l'una che l'altra categoria. I dispositivi ammessi, rientrano tra quelli denominati “catene da neve”, che come tutto quanto installato sui nostri veicoli, deve essere omologato CE. Pur in mancanza di normative tecniche che si riferiscano alla loro costruzione e alle caratteristiche, facendo riferimento solo e soltanto alla omologazione CE si è sufficientemente sicuri che non vi sia pericolo di utilizzo improprio di sistemi “alternativi”. Non sono ammesse le vecchie catene trovate nel baule della Fiat 127 Sport del nonno, seppure nessuno possa obiettare si tratti di un sistema di ritenuta. L'omologazione è ormai diventato un fattore assolutamente fondamentale per l'ammissibilità di un accessorio. Lo stesso discorso vale quindi per altri sistemi artigianali o acquistati come innovativi su qualche rivista di nicchia. Possono essere validi strumenti, ma perdono la loro legittimità sulle strade di pubblico accesso. Ma veniamo al punto più contrastante della vicenda: quanti pneumatici si debbano montare su un veicolo. Posto che il numero deve essere pari (meglio specificare!), sappiamo che alcuni organi di controllo hanno sanzionato veicoli che non fossero equipaggiati di tutti e quattro i pneumatici da neve, ma solo sull'asse motore. Bisognerebbe verificare bene le disposizioni Regionali, ma certo è che avere solo due pneumatici su quattro crea degli squilibri di non poco conto durante la marcia su terreno innevato. Il solo fatto di percorrere un tratto in leggera discesa solo con l'avantreno correttamente equipaggiato, può causare l'avanzamento del retrotreno ed il conseguente testa-coda, mentre in caso inverso, sarebbe l'avantreno stesso a slittare in caso di frenata. E' bene quindi regolarsi senza guardare alla possibilità di dotarsi di solo due gomme anziché di quattro, ma di scegliere in base alla massima sicurezza che dobbiamo avere per noi stessi e per i nostri passeggeri. Nulla toglie ovviamente alle normali disposizioni sulla omogeneità dei pneumatici sullo stesso asse, che valgono sia per le gomme “estive” che per quelle invernali. Così come non v'è l'obbligo di cambiare le gomme ad ogni stagione, in quanto quelle invernali possono tranquillamente essere usate nel periodo estivo (anche se a costo di una maggiore usura e rumorosità), non però il contrario. Un ultimo accenno infine al concetto di “inverno”. Molti di voi si recano sicuramente all'estero anche con la propria auto, e ben sanno quanto sia diverso il clima, anche spostandoci a poche centinaia di chilometri in linea d'aria; possiamo fare l'esempio di Austria, Svizzera e Germania, così vicine a noi, ma anche così maggiormente rigide nei loro inverni. Ecco perchè occorre verificare che le norme valide nel nostro periodo invernale, non siano ancora in vigore in altri Paesi, sebbene in Italia sia già iniziato il periodo primaverile. Le diverse condizioni climatiche di ogni Stato, impongono gioco-forza valutazioni diverse circa l'intervallo temporale del periodo considerato a rischio.

Documenti auto tedesca


Domanda

Spettabile American Drive, ho acquistato con la mia società un Dodge Ram 1500 negli Stati Uniti. Non ho avuto nessun problema con la dogana, dove ho pagato regolarmente IVA e dazi. Ho fatto i documenti tedeschi con gli adattamenti delle luci e di alcuni accessori. Pensavo che una volta avuti i documenti tedeschi sarei stato quasi a cavallo per portare a termine l'immatricolazione in Italia. Quando però sono andato alla Motorizzazione mi hanno chiesto una dichiarazione di acquisto in Germania e il pagamento dell'IVA in quanto secondo loro come società avrei acquistato senza IVA. Poi mi hanno chiesto di andare all'Agenzia delle Entrate, ma di questi tempi vorrei evitare. Mi potete indicare la via più breve per uscire da questo problema senza causarne altri? Vi ringrazio anticipatamente.
Niccolò M. (email)

Caro American Driver, diciamo subito che il tuo problema è di facile risoluzione. Non dovrai andare all'Agenzia delle Entrate o fare ulteriori documenti rispetto a quelli che già sono in tuo possesso. Capita molto spesso che la Motorizzazione non abbia familiarità con i documenti stessi che deve controllare, anche perchè noi conosciamo piuttosto bene la questione dei documenti tedeschi, mentre loro spesso ignorano il fatto che un veicolo sia arrivato dagli USA e che sia stato immatricolato in Germania senza nemmeno muoversi dall'Italia (cosa peraltro perfettamente legale). E se anche qualche tecnico venisse istruito di quelli che sono le procedure estere, il più delle volte ti guarderebbe come davanti ad una strega nel periodo dell'inquisizione. Mi è stato riferito addirittura che alcuni direttori si rifiutino di accettare pratiche di nazionalizzazione di veicoli americani, e se non è abuso di potere questo! Proprio la volontà di ignorare ciò che sta a monte, porta inevitabilmente ad un quadro errato della situazione. Il tuo Ram è stato trattato come un normale veicolo di provenienza comunitaria, come se tu lo avessi acquistato direttamente in Germania. Da qui la richiesta del versamento IVA (dovuto per le società che acquistano al netto dell'imposta, e che versano il tributo nel Paese di destinazione), e la richiesta di recarsi presso l'Agenzia delle Entrate per far registrare il telaio come bene strumentale della società (sempre dovuto nel caso di acquisto comunitario). Per uscire da questa empasse, sarà sufficiente dichiarare la provenienza extra Cee del veicolo, esibendo copia fattura estera, bolletta doganale, e autocertificando il versamento di IVA e dazio secondo le modalità da te correttamente esguite.




Trapasso


Domanda

Cara American Drive, sono un vostro lettore da tanto tempo e vi ringrazio per tenerci sempre informati su tutte le novità americane a quattro ruote. Volevo sottoporvi un quesito particolare su una macchina usata che sto comperando in Italia. Si tratta di una Camaro del 1978 che ha le targhe italiane e il libretto, ma purtroppo il proprietario non ha il certificato di proprietà. Siamo andati a fare il trapasso e ci hanno detto che quel documento è necessario, ma il padrone dell'auto non riesce a trovarlo e dice che è quasi un mese che aspetta il duplicato. E' possibile trovare una strada più veloce?
Gianluca - Fregenea

Caro American Driver, non vedo una situazione molto buona per la Camaro che intendi acquistare. Il Certificato di Proprietà, non solo è un documento indispensabile per effettuare qualsiasi formalità che riguardi l'aspetto giuridico del bene, ma è anche una attestazione riguardante l'avvenuta iscrizione al PRA del veicolo. Facciamo un piccolo passo indietro per puntualizare bene alcuni aspetti. La nazionalizzazione di un veicolo, non si ferma all'emissione delle targhe e della Carta di Circolazione da parte della Motorizzazione. Molto spesso infatti, si arriva a desiderare talmente tanto quei due pezzi di latta (che ci permettono di iniziare a circolare con la nostra auto), che poi perdiamo di vista la situazione generale dei nostri obblighi. Entrati in possesso delle targhe e della carta di circolazione, abbiamo 60 giorni di tempo per presentare al PRA la richiesta di iscrizione del veicolo, pena il pagamento di sanzioni amministrative dovute al ritardo, o nel peggiore dei casi, il ritiro delle targhe stesse da parte della Polizia Stradale. Capirai quindi l'importanza di quanto ti sto dicendo. Solo dopo aver fatto domanda di iscrizione PRA, e consegnato tutta la documentazione regolare, si otterrà il Certificato di Proprietà del veicolo. In assenza di tale documento, non solo non avrai la certezza dell'avvenuta iscrizione, ma non sarai nemmeno sicuro che il veicolo sia posseduto regolarmente dal venditore, che potrebbe aver visto rigettata la sua domanda, proprio per irregolarità o carenza documentale. Se invece fosse solo un caso di smarrimento del cosiddetto CDP, solitamente si ottiene il duplicato in giornata, previa denuncia presso una delle autorità competenti (Polizia Stradale, Carabinieri, Polizia Municipale), salvo che appunto, non vi siano dei vincoli che impediscano il rilascio del certificato stesso (come nel caso di un sequestro, per esempio). Tu, in quanto futuro acquirente, non puoi fare molto per sistemare la situazione pregressa, ma certamente puoi fare degli accertamenti per vederci più chiaro. Innanzi tutto puoi effettuare una visura al PRA sulla targa del veicolo, scoprendo se è stato iscritto, chi è il proprietario, e se ci sono vincoli trascritti. In secondo luogo, puoi recarti con il venditore presso gli uffici e verificare di persona le problematiche che emergono. Senza il CDP, e senza poter avere un duplicato, non potranno nemmeno trascrivere il passaggio di proprietà a tuo nome, mettendoti nel vicolo cieco dell'incauto acquisto, nell'ipotetica azione legale verso il venditore. Mi sento quindi di dirti che più che trovare una via veloce, sarebbe meglio accertarsi bene della situazione in essere, per non trovarsi con qualche sorpresa spiacevole a posteriori.

Ultime (brutte) notizie.


Quello che temevamo già da tempo, si è avverato. La manovra del nuovo governo Monti, ha stretto nuovamente la morsa intorno al mondo dell'auto, in particolar modo a quei beni che vengono considerati "di lusso", ma che in realtà sono il frutto dei sacrifici e della passione di tanta gente normale, che preferisce mettere i propri risparmi su quattro ruote, anzichè al polso. Abbiamo già avuto modo di sottolineare innumerevoli volte, quanto un'auto da restaurare, importata in condizioni "disperate", per lo Stato sia da considerarsi alla stregua di un bolide rosso appena uscito da Maranello. Il valore di mercato non viene preso in considerazione (chissà perchè, visto che si tratta di provvedimenti economici), e i parametri di applicazione delle imposte, sono sempre più assurdi, tanto quanto pesanti per le tasche degli automobilisti. Con la manovra di ferragosto, era stato introdotto il super bollo per i veicoli eccedenti i 225 kw, nella misura di 10 euro per ogni kw superiore. Questo balzello era già un segnale di come lo Stato avesse preso particolarmente di mira le auto, inserendole nella categoria da spremere il più possibile. A settembre, l'aumento dell'IPT aveva sconvolto il mercato, creando il panico tra gli operatori del settore e facendo rinunciare molti appassionati al proprio sogno. Con la nuova manovra infine (quella denominata "Decreto salva Italia"), il governo ha deciso di abbassare ulteriormente la soglia di applicazione del super bollo, raddoppiandone di fatto la sanzione. Il risultato è che oltre ai 185 kw di potenza del motore, si dovrà pagare 20 euro per ogni kw eccedente, oltre alla normale tassa di proprietà. In parole povere, il proprietario di un'auto americana, può trovarsi in un colpo solo a pagare una sovrattassa di ben mille euro superiore a quello da lui preventivato al momento dell'acquisto! Questo per le auto immatricolate negli ultimi tre anni, mentre per le storiche rimane tutto invariato. Se pensiamo a tutte le volte in cui al telegiornale abbiamo sentito parlare dei rincari del costo della vita, utilizzando l'espressione "questo inciderà 80/100 euro sulle tasche degli italiani", e a tutte le polemiche susseguite per un salasso così importante sulle famiglie già in difficoltà, mi chiedo se qualcuno abbia mai pensato a cosa significa creare una tassa di mille e più euro su una famiglia comune, rea soltanto di aver comprato una macchina americana (che non è sinonimo di auto di lusso). Non è una bufala la notizia apparsa su qualche quotidiano di provincia, che titolava: "Restituiscono le targhe all'Agenzia delle Entrate, perchè non possono pagare il super bollo". In questo titolo sta tutta la drammatica situazione italiana, che in questo momento ha talmente l'esigenza cieca di fare cassa, da arrivare a tralasciare chiaramente ogni progetto di ripresa o sviluppo economico. Anche perchè lo Stato dovrebbe sapere che senza questa tassazione ci sarebbero più vetture circolanti (e quindi più benzina, più bolli, più pedaggi autostradali...), e anche più auto importate (quindi più dazi, più IVA, più IPT per le auto da immatricolare, ecc....). Ma questi sono ragionamente che guardano alla ripresa, non al saccheggio, come sta avvenendo in questi mesi. Non sappiamo come sia finita la protesta inscenata da quei pochi (pazzi) che hanno consegnato le targhe delle loro auto, e quali conseguenze civili e burocratiche abbiano scatenato. Certamente è un segnale forte, un "avvertimento" che può significare l'esistenza di un punto di rottura tra lo Stato e il cittadino. Le imposte e le tasse vanno sempre corrisposte, altrimenti non si può pretendere il ritorno dei servizi; ma oltre al contributo che ognuno di noi versa alla causa comune, ci deve essere libertà di disporre del proprio denaro come si vuole, senza dover giustificare allo Stato il perchè si abbia scelto di investire i propri risparmi in un'auto, invece che tenerli in banca. Questo significa ledere la libertà delle persone.